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18 febbraio 2009

JOHN FANTE E IL SUO ALTER EGO BANDINI


Scrive divinamente, questo John Fante! Se uno pensa a quanto soffrì durante la sua esistenza terrena: mai un editore che lo comprendesse e lo appoggiasse appieno nella stesura delle sue opere, l'indifferenza e lo scetticismo dei suoi colleghi, una salute precaria che lo ridusse, nei suoi ultimi anni, a un grottesce tronco umano senza più braccia nè gambe, eppure ...
A me questo scrittore statunitense di origini abruzzesi piace per la toccante umanità dei protagonisti dei suoi libri. Arturo Bandini, poi, merita un capitolo a parte. Fante ne è soggiogato psicologicamente quando narra le sue intense avventure da uomo libero e sprezzante delle regole convenzionali del vivere quotidiano. Qui descrive magnificamente le sue tribolazioni accanto alla famiglia nel Colorado. Arturo, un muratore a caccia di un lavoro che possa dargli finalmente la sicurezza economica per tutta la vita, è la versione americana di Don Chisciotte della Mancia quando va a caccia di mulini a vento con il suo fido scudiero Sancho Panza. Questa è un'opera per me d'indicibile bellezza: per me i Bandini non sono una famiglia qualunque, ma la famiglia italiana tipo all'estero! Un solo suggerimento: evitate di acquistare il libro edito da Einaudi! Inspiegabilmente questa edizione contiene quattro paginette insulse di elogi a John Fante dell'immarcescibile Niccolò Ammanniti, prezzemolo per ogni minestra. Ammanniti che disquisisce di Fante: beh, è come domandare a un vegetariano cosa ne pensa delle bistecche alla fiorentina!

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