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28 novembre 2007

1978/79: IL MIO MILAN DELLA STELLA


Albertosi; Collovati, Maldera; De Vecchi, Bet, Baresi; Buriani, Bigon, Novellino, Rivera, Antonelli.

Riserve: Rigamonti, Minoia, Giorgio Morini, Capello, Chiodi.

Allenatore: Nils Liedholm.

Era la stagione 1978/79 quando, contro i pronostici di tutti, conquistammo la stella del decimo scudetto prima di affrontare la vergogna di una doppia retrocessione. Era il Milan con le maglie a strisce verticali rosse e nere strettissime, calzoncini bianchi e calzettoni neri bordati di rosso. Era il Milan dell’ultimo, straordinario Gianni Rivera, autore del più bello schema su calcio di punizione mai visto: rincorsa come per tirare e poi … zàc, lancio preciso preciso per il piedone mancino dell’arrembante, ciclonico, coordinatissimo Aldo Maldera. Il 75% almeno di quelle punizioni, a San Siro o in trasferta, furono reti sublimi!
Ma quello era anche il Milan del primo, sorprendente, freddissimo Franco Baresi, detto El Piscinìn. Diciott’anni appena compiuti, le sue volate palla al piede da un’area di rigore all’altra divennero subito leggenda per noi tifosi ancora abituati ai difensori centrali vecchia maniera: quelli capaci soltanto di rilanciare con calcioni poderosi i palloni persi dagli attaccanti avversari.
Era anche il Milan di Stefano Chiodi da Bologna, modesto puntero protagonista di errori sotto porta raccapriccianti ma anche rigorista implacabile. Fu scelto dal Barone Nils Liedholm al posto di Rivera per quel suo modo curioso di tirarli da fermo, i rigori, con una violenza inenarrabile. Era il Milan di Walter De Vecchi, mediano in campo e avvocato nella vita di tutti giorni celebre per una doppietta in rimonta sull’Inter di Spillo Altobelli in un memorabile derby del girone di ritorno. Stagione meravigliosa fu quella! Al mio secondo anno da abbonato a San Siro partecipai orgoglioso alla marcia rossonera di festeggiamento dopo la gara decisiva col Bologna alla penultima giornata: altri tempi, altri tifosi ma, soprattutto, ben altra atmosfera quella rispetto ad oggi. Non c’era ancora il mefitico terzo anello eppure andava alle partite molta più gente di adesso: in curva talvolta ci si menava come fabbri ma un codice d’onore non scritto da nessuna parte faceva sì che tutto finisse lì, dopo le gare, fra una sciarpa rubata e uno sganassone preso e restituito.
Era soprattutto il Milan di quei tifosi come me innamorati persi del viaggio domenicale casa-stadio, fatto di mille superstiziose mosse, sempre le stesse, volte a non cambiare mai il destino che pareva finalmente volerci dare una mano. Era il Milan preberlusconiano della stella: più povero e assolutamente meno vincente di questo ma, credetemi, molto ma molto più simpatico e osannato di quello attuale. Un Milan troppo attento al ranking europeo o al campionato mondiale per club che si svolgerà in Giappone tra breve per dedicare attenzione al campionato di serie A, per me, non può avere lo stesso fascino di quel Milan così naif ma anche così legato all’affetto del palcoscenico di San Siro. Che, fra parentesi, era la Scala del calcio mentre oggi sembra più un salotto sempre più svuotato: di spettatori e di sentimenti!

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Frequentavo le scuole medie e il giorno dopo la conquista dellos cudetto della stella partivo in gita scolastica a Firenze con la bandiera del Milan allacciata al collo, tipo mantello di Batman!

Anonimo ha detto...

Mi ricordo perfettamente che abbiamo vinto quellos cudetto con Chiodi centravanti che, se non sbaglio, fece 11 gol di cui 10 su rigore! Meno male che c'erano Maldera e Bigon che compensavano. De Vecchi? Ricordo anch'io le sue due pappine ai cugini!

Anonimo ha detto...

Grazie Reneto per questa bella testimonianza su quel fantastico Milan e su quella irripetibile atmosfrera che c'era attorno a quel calcio.
Ero ancora piccolino, avevo solo 11 anni, ma come non ricordare la curva con la grande stella di cartone con su scritti i nomi dei dei calciatori, Rivera che invitava i tifosi a lasciare il secondo anello in ristrotturazione prima dellla partita con il Verona, se non sbaglio, con gol dell'ex Calloni...hai proprio ragione, era tutta un'altra cosa.

Anonimo ha detto...

Amici Rossoneri, era anche il Milan del funambolico Albertosi, un portiere dotato di una tecnica senza pari, di un 'eleganza sublime e carismatico come nessun'altro.
Era uno spettacolo che da solo valeva il prezzo del biglietto.
Albertosi è stato il più grande portiere italiano!

Anonimo ha detto...

Brrrrr, mi è ppena passato un brivido nelle ossa ed una lacrima mi ha attraversato il viso in preda all'emo-commozione nel leggere il nome di Walter De Vecchi; non posso stare troppo a specificare, ora, nel dettagli, pubblicamente, il perchè di tale reazione però fa troppo strano leggere il nome di un tale mito del genere a ditanza di tanti anni; soprattutto con la consapevolezza che il destino ci ha fatti incrociare vertigginosamente ed ora, oltre ad essere legatissimo al suo primo figlio (Simone), anke lo stesso Walter, si è diostrato, nei mie confronti, una persona tra che si è distinta a pieno titolo tra le tante per come mi fa sentire ogni volta che mi fa un orriso sincero; una persona della quale, per me, ora è difficile "farne a meno"!

Grande Walter e soprattutto GRAZIE; grazie di esistere, vivrai sempre nel mio cuore!!

Ciao!
*Ale*

Anonimo ha detto...

In quella stagione, io tifoso juventino, ebbi comunque la fortuna di vedere la gara d'esordio all'Olimpico contro la Roma. Finì 0-0; il Milan dominò tutta la partita ma senza segnare e a una manciata di minuti dalla fine Chiodì fallì un rigore: tiro potentissimo di collo esterno che si stampò sulla traversa!