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11 ottobre 2006

ELOGIO DEL SONNO



“Non mi svegliate, ve ne prego! / Ma lasciate che io dorma questo sonno / sia tranquillo, da bambino / sia che puzzi del russare da ubriaco”.
I versi che Big Francesco Di Giacomo, carismatico leader del Banco del Mutuo Soccorso, scrisse anni fa mi tornano alla mente quando osservo la gente per strada al mattino presto. Sonno ristoratore, panacea di tutti i mali, che aiuta a vivere una vita parallela, quella dei sogni, migliore di quella reale? Oppure Sonno torturatore di quei sistemi nervosi al limite dell’esplosione, popolato da incubi notturni che nemmeno un Dario Argento riuscirebbe a rappresentare in un suo film d’annata?
Sguardi vacui spesso lasciano il passo ad occhiate dardeggianti verso il prossimo: quanti ne cogliamo sul tram o al semaforo? Sono segnali di un’inquietudine profonda, difficile da rimuovere quando nella maggior parte dei casi ci si deve svegliare di soprassalto. Il lavoro, la scuola, i bimbi che crescono, le malattie, quei mille piccolissimi impegni che scandiscono le nostre esistenze sono i nemici dichiarati di Sua Maestà Il Sonno. Specchio dell’animo umano, ne riflette in modo implacabile le sue imperfezioni.
“Sonno lontano, vieni qui! / rimani vicino a me! / fammi volare fra le montagne /sopra le dune, senza guardare /senza pensare più, senza capire più!”: come non sentirsi indissolubilmente legati anche a queste splendide parole del cantautore poeta astigiano Paolo Conte?

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