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31 agosto 2006

NUNZIO, LUCA, MAX , JINO & ... DJANGO



Sotto le stelle del jazz torinese c’è una balera virtuale. E’ in una non meglio identificata zona decentrata, poco prima della stradona che si arrampica fra le colline di Chieri e Moncalieri, o in una ex fabbrica industriale di Borgo San Paolo? Non si sa. Quasi mezzo secolo fa ci andavano a ballare operai, piccoli artigiani e studenti di Medicina e di Legge, invitando allegre commesse dei negozi di Piazza Statuto e di Santa Rita, vezzose maestrine d'asilo e madamìn sussiegose della Crocetta: fra loro anche qualche poco di buono, ladruncolo di portafogli oppure di mogli altrui e l’immancabile questurino col baffetto d'ordinanza, lì apposta per sorvegliarli. Oggi la frequentano femmine fatali che lasciano scie di profumi esotici al loro passaggio, scortate da uomini in frac che sembrano pinguini in calore. Sembrano, le une e gli altri, diretti discendenti del pittoresco popolo della banlieu parigina a cavallo fra le due guerre mondiali. Eccoli andare a braccetto con una schiera sempre più folta di giovani trasognati e seducenti fanciulle dal look provocante, di azzimati signori di mezza età ed arrembanti matrone che dardeggiano con gli occhi lo spettacolo misterioso della vita. Seduti con le gambe accavallate ai tavolini in fondo alla sala, ogni tanto si gettano nella mischia a ballare, a duettare, talvolta ad amare. Abitano a Torino e dintorni e vengono qui a nutrirsi del mito di un leggendario chitarrista tzigano: uno capace di rivoluzionare la storia dello Swing e del Jazz pur essendo completamente analfabeta, Sua Maestà Django Reinhardt!
A intrattenere questo universo così variegato ecco, sul palcoscenico illuminato a metà, Nunzio, Luca, Max e Jino: quattro stupendi musicisti che, attraverso la musica manouche, trasmettono al pubblico che li adora il ritmo inconfondibile di una nuova Età dell’Oro musicale.
Due chitarre acustiche che dialogano fra loro, protagoniste di duetti instancabili sempre a caccia di armonie mai banali: quelle di Nunzio Barbieri e Luca Enipeo. L’intramontabile fisarmonica e un clarinetto sciamano che guidano la rincorsa sullo spartito del suo musicista: Max Pitzianti. Il timbro sinuoso e avvolgente di un contrabbasso che ritma e scalpita quasi come una batteria: il figlio prediletto delle Indie Occidentali, Jino Touche.
Da pochi giorni è uscito il loro ultimo capolavoro, edito dalla nuova etichetta sabauda BLUE SERGE fondata dall'intraprendente tastierista e produttore Sergio Cossu. S’intitola SINTOLOGY e raccoglie composizioni di Django e dei suoi nuovi emuli del XXI secolo: a coloro che non riuscissero a trovare la fantastica balera del mio racconto, consiglio di acquistarlo. I bravissimi Nunzio, Luca, Max e Jino, i Manomanouche, sono spiriti eletti di una Torino che troppi si ostinano a trascurare: quella del pubblico delle balere, dei docks e delle piazze sabaude. Fedeli all’inconfondibile magia del loro jazz sincopato, ecco a voi i veri e unici eredi viventi del grandissimo Django Reinhardt!

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