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06 giugno 2006

DAVANTI A QUEL CRISTO



A Milano, in pieno centro, abita un Cristo speciale. E' dipinto su una piccola tavola. Ha le sembianze di un uomo in carne ed ossa che è appena spirato, ma è come se parlasse ad ognuno di noi che lo andiamo a vedere in quel di Brera. Merito di Andrea Mantegna, grandissimo pittore mantovano di epoca rinascimantale, che lo ha rappresentato in tutta la sua implacabile umanità. Le figure a lato sembrano impietrite dal dolore e la Morte, in tutto il suo impenetrabile mistero, racconta. Racconta di una vita vissuta intensamente, di un sacrificio incomprensibile ai moderni cultori della laicità ma commovente per chi, come me, si definisce orgogliosamente cattolico. Il peso di tanti, troppi delitti si è materializzato, all'improvviso, su quelle spalle, su quel corpo appena deposto dalla croce.
Dicono che il volto del Cristo assomigli a quello del suo pittore. Un personaggio a tutto tondo, il Mantegna, che invecchiando smise di frequentare principi, cortigiani, damigelle, familiari e scocciatori vari per rinchiudersi cocciutamente nel suo mondo interiore. Ecco dove attinse per dipingere questo suo capolavoro: nel silenzio creativo, nella riflessione coscienziosa che ogni vero artista trova dentro sè. Dal 16 settembre prossimo fino a gennaio del 2007, la splendida dimora mantovana dei Gonzaga, Palazzo Te, mostrerà a tutto il mondo l'opera del Mantegna: per chi non sapesse attendere, comunque, niente di meglio di una visita all'Accademia di Brera. Davanti a quel Cristo nessuno può mostrarsi indifferente!

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