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30 dicembre 2005

A FERRARA, DENTRO QUELLE MAGICHE MURA



La vita sembra mutare di colpo in meglio quando, passando da una delle sue porte, si entra in Ferrara.
Dentro e attorno quelle magiche mura, nove chilometri ininterrotti genialmente costruiti a difesa di un territorio del tutto pianeggiante, è subito uno sfrecciare vorticoso ma ordinato di persone d’ogni genere ed età che pedala da un capo all’altro del magnifico borgo rinascimentale. La bicicletta - quella classica, mica quella specie di mostro che chiamano mountain bike, sconosciuto quaggiù! - è l’incontrastata signora di questa città: un segno tangibile della qualità della vita dei suoi abitanti. Botteghe ed abitazioni che non oltrepassano mai i tre piani d’altezza si alternano alle tante e magnifiche residenze storiche degli Estensi, signori assoluti di questo lembo di terra a pochi passi dal delta del Po dalla metà del Duecento fino al 1598, quando Ferrara divenne semplice provincia dello stato papalino.
Devono la propria fama, questi signori, alla proverbiale tolleranza mostrata verso i loro ospiti di ogni razza, censo e religione: indifferenti ad ogni forma di persecuzione razziale, favorirono tra l'altro la creazione della più affollata ed organizzata colonia ebraica d’Italia.
Ma è soprattutto il mal della pietra che, favorito nel secolo XV dal genio architettonico del più bravo architetto e urbanista del Rinascimento, Biagio Rossetti, dimostra il grande amore degli Este per Ferrara.
Proprio nel suo cuore spicca il maestoso castello, esempio di fortezza inespugnabile, che vide al suo interno gioie e dolori di una corte fra le più raffinate della penisola. Grazie a questa famiglia intraprendente e talvolta spregiudicata nel difendere i propri interessi, a cominciare dalla metà del Duecento, una distesa pianeggiante ai margini del Po, formata da un reticolato di canali attraversati da ponti e barche, si trasformò in moderna città "di terra".
Gli Estensi, dittatori illuminati, furono i primi veri urbanizzatori d’Italia dai tempi degli antichi Romani. Basta passeggiare per la cosiddetta "Addizione Erculea", per accorgersi delle loro conoscenze. Questo nuovo quartiere, voluto nel 1492 dal duca Ercole I d'Este, raddoppiò d'un colpo le dimensioni della città e ne modificò completamente l'aspetto. I lavori furono ultimati in una decina d'anni e Ferrara raggiunse la grandezza e il volto di una grande capitale europea.
Lodovico Ariosto e Torquato Tasso, Lucrezia Borgia e il ricco mercante Romei furono tra i protagonisti più significativi, assieme ai loro signori e padroni, di un periodo storico davvero irripetibile.
Chissà quante ricche tavolate furono imbandite per celebrare trionfi, per accogliere degnamente ospiti illustri, per escogitare tradimenti, per soffocare ribellioni o ...
Rimane celebre, ad esempio, l’episodio dell’accecamento di Giulio d’Este da parte di sicari al soldo del potente fratello, il cardinale Ippolito, dovuto a motivi squisitamente passionali, vale a dire per i begli occhi di una gran dama di corte.
Oggi Ferrara accoglie molti turisti stranieri e, ahimè, pochissimi italiani – quelli che, come il sottoscritto, amano tenacemente la loro patria e resistono alla tentazione orripilante di fare debiti per potersi stravaccare, appecoronati con l’ipod in pugno, sulle sdraio di una delle evitabili spiagge di Sharm – anche con la sua buona tavola. Straordinario è il sapore della sua salama al sugo, eccellenti sono i suoi cappellacci ripieni di sola zucca: da non perderne la degustazione in una della tante piccole trattorie del ghetto, mentre si vanno a visitare il lussureggiante Palazzo dei Diamanti, il Palazzo Schifanoia, la Palazzina di Marfisa e la bellissima Casa dei Romei, i conventi e i bastioni delle bellissime mura.
Sono monumenti che testimoniano, a distanza di secoli, la grande produttività artistica dell'Italia delle Signorie.
Anche le piazze, le vie, le case e gli abitanti stessi inducono a riflettere sull'armonia operosa che regna quaggiù.
Visitare Ferrara, quando la maggioranza dei nostri miseri connazionali si diverte a saccheggiare le megalopoli commerciali chiassose e tentacolari edificate negli ultimi maledetti anni di globalizzazione, ha il significato profondo di un omaggio postumo all'Uomo del Rinascimento: il vero modello da imitare, ora e sempre!

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