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23 marzo 2005

LA BUFALA DEL DOPING: IL MILAN DA’ FASTIDIO!

"Stasera, qui al ritiro della Nazionale a Coverciano, mi vengono a fare le analisi del sangue: potete venire a vederle tutti! Ne dò anche dieci litri!": così Rino Gattuso, detto Ringhio, dichiara bellicoso il suo sdegno verso i media che lo hanno letteralmente crocifisso per non essersi voluto sottoporre all’esame facoltativo del sangue subito dopo la gara Roma-Milan di domenica scorsa.
"Non ho nulla da nascondere, il mio doping è tanto peperoncino e un gran culo (NdR: inteso come lavoro indefesso) che mi faccio durante la settimana!".
La disamina del giocatore non finisce qui: “Quando sono entrato nella sala antidoping dell'Olimpico erano le 23 e 30, avevo tutto lo stress della partita, c'erano dieci persone e una gran confusione, e le siringhe sigillate buttate da una parte. Non siamo animali, né io, né i miei colleghi!”. “Possono venire anche a casa a farmi le analisi del sangue - ha aggiunto Gattuso - ma se non ci sono regolamenti chiari non si può andare avanti. Io ho firmato il consenso a queste iniziative, ma ogni volta se ne inventano una nuova: prima il controllo c'è, poi non c'è, poi ritorna”.
Finisce così in una esilarante bolla di sapone il presunto scandalo doping, alimentato dal solito Processo del Lunedì dell’immarcescibile Aldo Biscardi, e creato a bella posta per mettere in difficoltà la società rossonera alle prese con una stagione finora entusiasmante: forse troppo? Chi lo sa!
Il primo posto alla pari con la Juve in campionato e i quarti di finale raggiunti in apparente scioltezza in Champions League danno fastidio forse perché ottenuti con una serie infinita di vittorie conquistate in rimonta negli ultimi minuti.
A tanti, troppi individui affamati di non notizie come questa, di un esame del sangue facoltativo rifiutato, come i regolamenti permettono, da un giocatore del potentissimo Milan, fa piacere pescare nel torbido per accusare la società rossonera di ogni frode possibile pur di voler vincere.
I problemi che altre grandi squadre avrebbero avuto in un passato non troppo remoto? Ma li hanno anche i milanisti, sostengono certi giornalisti sportivi che sarebbe meglio chiamare pennivendoli per il loro ridicolo livello di professionalità.
Costoro sostengono il teorema secondo cui lo strapotere delle grandi, ricche e antipatiche squadre del ricco Nord si baserebbe su vergognose quanto inconfessabili truffe sportive.
Peccato che, quando le infami accuse saranno cadute nel dimenticatoio, nessuno si ricorderà dei loro nomi e cognomi.
Beh, proprio nessuno, no! Se a Rino Gattuso o a Giuseppe Pancaro, stimati professionisti coinvolti loro malgrado in questa pietosa farsa, saltasse la mosca al naso, una salve di querele per diffamazione con altrettante corpose richieste di danni renderebbe pubbliche le identità di queste disgustose personcine.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Un saluto al grande Aquaplano da Cisco l'esiliato :-D