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08 gennaio 2005

TRENITALIA: NO AD UN ALTRO CASO ALITALIA!

Italia, anno del Signore 2005: si continua a morire, per errori umani a volte inconcepibili, su treni simili a carri bestiame, transitanti su una rete dai binari decrepiti, dove nessuno controlla nulla, ma troppe persone – dirigenti o semplici dipendenti, ditte appaltatrici per la pulizia o la manutenzione di non si sa bene cosa, ecc. ecc. - continuano ad incassare stipendi immeritati.
Questa è la triste situazione di Trenitalia, società per (cattive) azioni dei trasporti su rotaia. Nel suo consiglio di amministrazione ci sono ex boiardi di stato, qualche ambientalista verde incapace di suo e i soliti amici del giaguaro. All’indomani di una privatizzazione esclusivamente di facciata, i vertici delle ex FS hanno mantenuto intatti i privilegi di lavoratori rimasti statali nel profondo delle loro disgraziatissime viscere: costoro, senza la complicità dei sindacati, andrebbero licenziati in tronco per la loro scarsa professionalità.
Contemporaneamente nel Regno Unito si sprecano gli elogi dei passeggeri per i loro viaggi sui modernissimi treni Pendolino: certo, rispetto a noi, i prezzi sono piuttosto cari, ma su un treno britannico non salgono senza pagare il biglietto prostitute, ladruncoli, sbandati e quant’altri infastidiscono, invece, i percorsi messi a repentaglio dai ritardi proverbiali dei poveri utenti italiani.
C’è da trasecolare sapendo che i treni Pendolino, prodotti ancora adesso a Savigliano, in provincia di Cuneo, sono da poco passati di mano dalla FIAT al gruppo franco-britannico Gec-Alsthom.
La ben nota incompetenza del management piemontese mette così a rischio i posti di lavoro di un’azienda e di un indotto vanto della tecnologia italiana, ma domandiamoci quali responsabilità abbiano i politici di ieri e di oggi in questa scelta dolorosa.
Le nazioni europee all’avanguardia investono alla grande nella ricerca, mandano a casa il personale in esubero, senza subire le pressioni dei vetero-stalinisti (pochi, ma rumorosi!) e controllano le società ferroviarie private garantendo in modo ferreo la qualità e la sicurezza.
Da noi, invece, il governo in carica, esattamente come quelli che l’hanno preceduto, chiude colpevolmente gli occhi di fronte ai bilanci in dissesto di Trenitalia e, come già fatto con Alitalia, eroga stipendi a chi non se li guadagna: naturalmente, con i soldi di noi contribuenti!
Altro che pensare alla realizzazione delle cosiddette “grandi opere”! Caro Cavaliere, prenda una volta per tutte il toro per le corna e regali alle decine di migliaia di pendolari italiani l’ammodernamento della rete ferroviaria, previa l’allontanamento, con le buone o con le cattive maniere, di quell’esercito ingombrante di nullafacenti che si fanno passare per ferrovieri.
E, soprattutto, difenda a spada tratta con la nuova proprietà straniera dall’ex Fiat Ferroviaria i veri, autentici posti di lavoro che vanno difesi. A Savigliano e dintorni il treno deve continuare a dar da mangiare alla popolazione, perché poi non ci sarà più un … tram al quale attaccarsi!

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