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19 ottobre 2004

AGNELLI: FU VERA GLORIA?

Mentre la casa automobilistica torinese si dibatte in una delle tante crisi occupazionali della sua lunga storia, Piergiorgio Tiboni, segretario del CUB, uno dei sindacati minori più agguerriti all’interno dell’azienda, denuncia con grande coraggio come i vergognosi aiuti ricevuti in passato dalla FIAT venissero ridistribuiti all’interno della famiglia Agnelli.
"Mentre accumulavano debiti, gli Agnelli distribuivano lauti dividendi agli azionisti” dichiara al temine di un esame approfondito dei bilanci che vanno dal 1970 al 2003 e aggiunge: ”Non siamo lontani dal vero dicendo che circa metà dei debiti è rappresentato dalle cedole che sono state staccate nel corso degli anni. Senza considerare le azioni conferite in premio ai dirigenti, con buonuscite d'oro per i manager".
Secondo stime prudenti, il Lingotto avrebbe accumulato debiti per 35 miliardi di euro, ridistribuendone nello stesso periodo agli Agnelli oltre 15 miliardi. "Vuol dire - sottolinea Tiboni - che la proprietà in questi anni non ha fatto investimenti importanti nell'azienda. E i risultati si vedono".
Decine di migliaia di miliardi di vecchie lire sono stati inoltre erogati dai politici italiani all'azienda, tramite centinaia di voci del bilancio nelle quali venivano "mascherati" gli aiuti. Tali risorse venivano fornite per preservare l'occupazione e garantire una presenza competitiva del settore auto in Italia. "Di questi aiuti, visti i risultati - conclude Tiboni - non credo sia stato fatto un uso coerente. Il nostro ufficio studi sta effettuando un'altra analisi, prendendo in considerazione i bilanci dello Stato e cercando di stabilire con precisione l'ammontare dei fondi destinati al Lingotto. Al termine potremo quasi certamente affermare che Fiat sia a tutti gli effetti un'azienda pubblica".
Se in Italia ci fosse un capitalismo vero, e non di facciata, la dinastia sabauda, a cadavere ormai raffreddato del suo famoso sopravvalutatissimo capostipite, non avrebbe scelta: la Banca d’Italia per prima, come organo controllore degl’interessi di migliaia di azionisti e lavoratori defraudati, dovrebbe obbligare gli Agnelli a saldare i debiti contratti finora e a passare la mano a nuovi acquirenti.
Tutto ciò sarebbe anche nell’interesse dei lavoratori metalmeccanici, delle loro famiglie e di un territorio svillaneggiato a lungo dalle dichiarazioni di comodo del top manager FIAT di passaggio.
Ma Antonio Fazio, alias Governator, è troppo impegnato nella sua imprevedibile luna di miele col governo in carica, deve spuntare le migliori condizioni possibili per bloccare in eterno la nuova riforma del mondo del risparmio, e non vuole essere disturbato da nessuno.
Così a Torino e dintorni, quando ci parleranno del futuro polo d’eccellenza dell’auto nostrana, con la realizzazione ormai prossima dell’Alta Velocità e del triangolo industriale GE-MI-TO (acronimo che sta per Genova – Milano – Torino), risponderemo convinti in modo forse inelegante, ma assai efficace: col celebre gesto ad ombrello!

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