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05 agosto 2004

ERAN CINQUEMILA, ERAN GIOVANI E FORTI . . .

E’ questo all’incirca il numero dei dipendenti della Regione Sicilia cui si apre improvvisamente la prospettiva di andare in pensione a meno di cinquant'anni. Una singolare sentenza ad hoc della Corte Costituzionale, che ne ribalta incredibilmente una precedente dell’ottobre 2003, ha giudicato ammissibile la richiesta dei loro prepensionamenti.
Bisogna dire che, ad onor del vero, la maggioranza di centrodestra attualmente al potere nell’isola aveva promulgato da poco una legge regionale che parifica il sistema previdenziale siciliano a quello nazionale, proprio per evitare una corsa alle dimissioni e il crack della finanza regionale.
Infatti nel maggio 2001, proprio allo scadere della precedente legislatura, l’allora giunta di centrosinistra, in vena di regalie purché con il denaro dei contribuenti italiani, aveva sancito che, ad andare in pensione con 60 anni di età e 15 di servizio, oppure con 25 anni di contributi (20 per le donne), a prescindere dall'età, fossero dipendenti della Regione medesima e di enti locali, aziende sanitarie e ospedaliere.
A soffiare sul fuoco delle speranze ci sono oggi ben ventidue (!!!) sindacati (alcuni con non più di dieci iscritti) che controllano la lenta burocrazia della Regione.
Costoro, dopo questa indecorosa sentenza della Consulta, offrono col ben noto sistema del passaparola i pacchetti dei ricorsi "chiavi in mano". Una firma, una tessera, e via: partono le lettere alla Corte dei Conti ed ai tribunali civili di questi cittadini italiani sì, ma a statuto speciale.
Godersi prima degli altri la sospirata pensioncina smettendo prima del previsto di lavorare: che pacchia! La speranza di tali sindacati, di fronte alla tempesta giudiziaria, è di costringere gli amministratori siciliani a promulgare una nuova legge che ripristini, alla faccia della nuova riforma nazionale del Welfare, le mitiche baby pensioni.
Chissà che, per l’occasione, non rinasca un novello Luigi Mercantini a parafrasare i suoi celebri versi: “Eran cinquemila (NdR: e non trecento!) / Eran giovani e forti/ e sono morti …” di fatica o di vergogna? Fate un po’ voi!
Per lo meno si spera che non abbiano diritto, i furbissimi isolani, al doppio mese di vacanze che spetta invece di diritto ai molto poco reverendi giudici della Corte Costituzionale che hanno emesso in loro favore questa disgustosa sentenza!

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