Distintivo di Facebook

Profilo Facebook di Renato Tubere

21 aprile 2004

DIVIETI AL PASSO COI TEMPI

C’è da sorridere quando si legge, sempre più spesso, di misure sempre più severe adottate, in piena era della globalizzazione diciamo così “indotta”, per scoraggiare più gente possibile a smettere di fumare.
La sigaretta è ormai diventata per il legislatore il nemico pubblico numero uno della salute collettiva. A lei dovremmo ascrivere, secondo il parere più o meno interessati del gotha della ricerca scientifica mondiale, ogni genere di malessere, malattia: dalla miopia allo choc anafilattico, dall’ipertensione al coitus interructus, tutto quanto fa spettacolo per denunciare la persona che osa coltivare il vizio capitale dell’inizio di questo millennio.
Chi scrive ha aspirato nicotina e suoi pericolosi derivati per un periodo brevissimo, un paio d’anni, al termine della sua ingloriosa carriera di tennista a metà dei perigliosi Anni Settanta.
Tre o quattro sigarette al giorno mi sembravano allora un’abitudine piacevole, null’altro.
Poi, d’improvviso, e la ragione non fu certo il parere di qualche luminare della medicina mio conoscente all’epoca, smisi come avevo cominciato.
Sano ero allora, sanissimo sono anche adesso? Credo di sì, se escludiamo una manifesta forma di idiosincrasia ai divieti e alle censure di ogni tipo: non etichettabile, spero, nel novero delle patologie da combattere con farmaci più o meno efficaci alla bisogna.
Nel frattempo, messa su famiglia come tanti, la quotidiana osservazione da genitore di mio figlio e dei coetani che frequenta mi ha portato a non essere così inflessibile nella mia repulsione per i divieti.
Tutto nacque una domenica piovosissima di due anni fa. Adulti e bambini tutti riuniti attorno al focolare di una normalissima casa moderna, un po’ di chiacchiere e la solita TV accesa. All’improvviso il padrone di casa ebbe l’infelice idea di optare per un divertimento, secondo lui, collettivo: fatto cioè per piccoli e grandi, collegabile dal teleschermo di casa, insomma sto parlando della mitica playstation.
Si scatenò l’inferno! Io, assolutamente impermeabile a certe convulsioni emotive del resto della compagnia, potei osservare a quali punti l’aberrazione umana potesse arrivare nell’ora e mezza successiva a tale decisione.
Immagini altalenanti, urletti ed imprecazioni varie, tensione dipinta sui volti dei partecipanti: non ho più dimenticato l’orrore provato in quella occasione e, con il pieno consenso di mia moglie, abbiamo bandito da casa nostra ogni mezzo in grado di riprodurre la cosiddetta realtà virtuale, come appunto le playstation di ogni grado e genere.
Basta la realtà quotidiana, positiva o negativa che sia, a farci battere il cuore o dobbiamo ricorrere a queste insulse macchinette strizzacervelli, che fanno ammalare molto più di una innocua sigaretta? Lascio a voi, miei affezionati lettori, la risposta.

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