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22 gennaio 2004

LA MARGARIA IN PRIMAVERA: QUANDO IL NORDOVEST SI FA BELLO

L’inverno è ancora lungo, qui nelle lande deindustrializzate ma non si sa bene a cosa destinate da una nuova, misteriosa riconversione di cui molto si scrive, ma ben poco si comprende: l’enigma di una terra sempre a caccia di sorprese come il Nord Ovest postfordista si perpetua. Certo che, alle idi di marzo, come sempre, io prenderò baracca e burattini, familiari e qualche amico fidato per la più bella gita fuori porta che quassù si possa desiderare. In un angolo raccolto del caro, vecchio Piemonte, alle porte di Torino, in direzione di Cuneo, già nel Trecento si ha notizia dell’esistenza di un giardino particolare legato ad un castello altrettanto particolare: siamo a Racconigi, antica residenza sabauda del ramo Savoia Carignano. Fu nel Seicento, grazie all'intervento di André Le Nôtre, il più importante progettista di giardini del Barocco, che aiuole digradanti ed un lussureggiante viale centrale accolsero i primi ricevimenti dati dal principe Tommaso di Savoia-Carignano. Nel 1746 Luigi di Carignano affidò la cura della sua immensa distesa di verde allo specialista francese Michel Benard, in collaborazione con il giardiniere Giovan Battista Bernardi. Il loro intervento mantenne in gran parte il taglio scenografico di giardino "alla francese", che venne invece ridiscusso nei successivi interventi di Giacomo Pregliasco (1787) e soprattutto di Xavier Kurten, nominato direttore del parco nel 1820. Nell'Ottocento il parco mutò progressivamente la varietà della vegetazione inserendo piante di alto fusto, viali dalla tortuosità dei percorsi e dalla mutevolezza dei punti di vista, sviluppando poi colture specializzate ed interventi di ingegneria volti alla realizzazione dei ponti sui corsi d'acqua. La Margaria, questo parco straordinario per tonalità di colori e profondità degli spazi, oggi accoglie i visitatori sempre più numerosi dopo decenni di oblio, dovuto all’imperizia di politici dediti a tutto tranne che al mantenimento delle bellezze artistiche e paesaggistiche in uno stato quanto meno decoroso. Ricordiamo infatti che dal 1980 lo Stato detiene la proprietà del maestoso castello e di questo parco, ma che solo dal 1994, non a caso quando al timone dei Beni Culturali della regione viene chiamato un personaggio colto e raffinato come Giampiero Leo, il governo del Piemonte si è preso cura di questa e delle altre splendide residenze di Casa Savoia. Appena entrati, colpisce l’abbraccio aperto e cordiale di lunghi e tortuosi viali: la Margaria simboleggia la rinascita del giardino artistico, perfetta sintesi fra opera dell’uomo e risorse donate esclusivamente dalla Natura, come le suggestive cicogne bianche. Inserite quasi vent’anni fa nel parco grazie alla LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli) ed alla collaborazione di un suo appassionato socio e ornitologo, Bruno Vaschetti, le cicogne bianche nidificano sulla vasta superficie quasi disinteressandosi della curiosità di noi visitatori. Da otto anni fanno loro compagnia altri volatili a rischio di estinzione, come il Gobbo rugginoso, la Moretta tabaccata, il Fistione turco e l' Anatra marmorizzata. Nonostante un lungo periodo di abbandono, il parco è pronto ad ospitare in primavera cittadini sempre più anoressici, soffocati dagli spazi assai ristretti delle metropoli tentacolari. Abbracciate anche voi, cari amici, Racconigi e la Margaria con la commossa gratitudine di naufraghi che toccano terra dopo inenarrabili sforzi, increduli per aver conquistato la meta dei loro sogni: troverete la vera, profonda tranquillità di un Publio Virgilio Marone, catapultato qui a comporre le Bucoliche fra noi, disillusi uomini del XXI secolo a caccia di inesistenti bellezze sul pianeta Marte.

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