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06 gennaio 2004

DA PREZZOLINI A PRATESI: LA CULTURA ITALIANA E' AL CAPOLINEA?

Proprio in questi giorni la casa editrice Rizzoli ha avuto l’ottima idea di ripubblicare “L’ITALIA FINISCE: ECCO QUEL CHE RESTA”, il capolavoro di Giuseppe Prezzolini (Firenze 1882 – Lugano 1982), a soli 9 euro.
Noto per la sua viscerale avversione al fascismo prima, al regime partitocratrico poi, il fondatore della VOCE visse lontano dalla propria patria pur dimostrando in quest’opera di conoscerne meglio di chiunque altro i valori da difendere ed i difetti da cancellare.
Fra questi ultimi sottolineò l’individualismo, il vero motivo per cui “le energie italiane non sono mai spese per il bene dello Stato o della legge”.
Oggi che ne rimpiangiamo la scomparsa, a farci compagnia provvede l’individualismo insano che è alla base di quanto ha dichiarato ai media un paio di giorni fa l’emerito presidente del WWF (=World Wildlife Foundation) italiano, Fulco Pratesi.
“Chi era Gesù? Un semplice bambino palestinese e meridionale” così questo tuttologo di regime interviene a sproposito durante una delle solite raccolte di firme a favore di Yasser Arafat e del suo sfortunatissimo popolo.
Per inciso, ai tempi in cui visse il Salvatore, la Palestina non esisteva ancora, poiché furono i Romani, all’indomani della distruzione del Tempio di Gerusalemme, sotto l’imperatore Tito, a definire “Philistin” (=popolo estinto) coloro che scamparono a quel massacro.
Ora mi domando e dico: ma quale competenza in materia di storia delle religioni monoteiste può avere uno dei massimi esponenti dell’ambiente e della sua difesa? All’estero nessuna: da noi invece tanta, a giudicare dal silenzio con cui un simile florilegio è stato accolto sulle principali pagine dei quotidiani nostrani.
Da Prezzolini a Pratesi, dunque, la cultura italiana è giunta al capolinea, precipitando nel baratro della più profonda ignoranza con insensibile leggerezza.
Quanti operatori del settore se ne sono accorti? Uno su mille, ad essere larghi!

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