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03 gennaio 2004

A 50 ANNI, MUOIA LA RAI CON TUTTI I PIO BOVE!

Oggi si celebra, in Italia, il più mortifero dei cinquantenari, quello della televisione di stato.
Fra squilli di trombe e cerimonie in pompa magna dei suoi legionari, la corazzata dell’intrattenimento italico si segnala ormai per la qualità davvero infima dei suoi programmi.
Siamo passati dai grandi sceneggiati dell’era di Ettore Bernabei, tipo “Il mulino del Po” di Anton Giulio Majano o i “Promessi Sposi” di Sandro Bolchi – spettacoli che nie lontani Anni Sessanta tenevano avvinti quasi 18 milioni di persone davanti ai teleschermi in bianco e nero - alle vergognose esibizioni del sabato sera targato Lotteria Italia e affidate quest’inverno ai vomitevoli lazzi di Giorgio Panariello, alias Pio Bove.
Il macellaio che si gratta le terga sgranando i suoi occhi inespressivi davanti alle telecamere e farfugliando assurdità in un toscano da operetta è davvero il simbolo dei danni incalcolabili che la RAI, intesa come servizio pubblico pagato contemporaneamente da noi contribuenti e dagli sponsor, ha causato negli ultimi anni.
Nell’Italia odierna dove si legifera ormai su tutto, creando ad esempio un preoccupante clima di terrorismo psicologico verso coloro che eccederebbero nel fumare sigarette o nel sorseggiare vino, a nessun politico, ahimè, viene in mente di abolire il canone TV.
Eppure basterebbe poco! Un bel decreto legge, con i ringraziamenti del caso, e hoplà! All’improvviso quante braccia sottratte all’agricoltura o al sollevamento di merci più o meno nobili tornerebbero alle loro legittime occupazioni, finendo così di obnubilare le povere menti dei milioni di zoticoni, fans della TV di Stato più per noia che per reale volontà di divertimento!
Quanti saltimbanchi come il Panariello di cui sopra tornerebbero immediatamente ad allietare le sagre paesane, con cachet all’altezza (o meglio alla bassezza) del personaggio in questione!
Quanti mezzi busti, alcuni forniti di sola licenza media inferiore, però con le amicizie giuste al momento della loro assunzione, si riciclerebbero nel duro mondo della partite iva, o in quello ancora più terribile dei disoccupati alla ricerca di uno straccio d’impiego!
Egregio ministro Tremonti, prima che i suoi cosiddetti alleati di governo la privino delle deleghe opportune, osi: demolisca in un sol colpo una grossa centrale del clientelarismo nazionale, pesante fonte di uscite per l’erario italiano, fornendole la sola possibile via d’uscita per sopravvivere: la sua privatizzazione immediata.
Muoia la RAI con tutti i Pio Bove, questo lo slogan che urlerei volentieri in faccia al politico valtellinese, se solo potessi consigliargli di fare qualcosa di … “veramente” liberale!

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