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08 settembre 2003

QUANDO UNA CHITARRA DIVENTA ... UNA MACCHINA DEL TEMPO

Immaginiamo, per qualche minuto, di essere rapiti.
Un vortice si manifesta impetuoso e ci preleva all’istante dall’insipida monotonia delle nostre occupazioni quotidiane.
Eccoci catapultati in un luogo che ci pare di conoscere, un dolce pendio, in cima la quale ci attende come incastonata nella magia di uno splendido cielo primaverile lei, la città delle cento torri, San Gimignano.
È un viaggio nel Medio Evo, dunque, e attraversando una delle tre porte che ci introducono dentro le mura sobbalziamo al passaggio di alcuni cavalieri che montano destrieri finemente ingualdrappati.
Dopo un po’, ripresici dallo spavento, notiamo una damigella dalle dolci fattezze, riccamente vestita e con un caratteristico copricapo a forma di cono, che indica con la mano ingioiellata in cielo un puntino nero che volteggia armonioso.
D’un tratto il puntino vola a picco verso di noi e si materializza all’istante sul braccio coperto da un lungo guanto di cuoio di un gentiluomo: è un falcone che, senza un solo lamento, cerca subito rifugio sotto una specie di cappello che l’uomo ha con sé.
Dalla piazza circostante so coglie una grande animazione, dev’essere giorno di mercato (pensiamo noi al momento), ed invece ci affacciamo sul sagrato della pieve: una grande tavola imbandita testimonia lo svolgersi di un banchetto sontuoso.
Una schiera di innumerevoli personaggi a noi sconosciuti ci attornia con aria meravigliata, qualcuno ride nell’indicarci, vorremmo forse replicare in qualche modo, e invece …
E invece è terminato lo splendido brano d’apertura del CD di John Renbourn "THE LADY AND THE UNICORNE / THE HERMIT" della TRANSATLANTIC.
Questo chitarrista inglese, ex leader dei mitici PENTANGLE, trae con notevole maestria un’incantevole sequenza di note melodiose dal suo strumento.
Le note di copertina ci avvertono che abbiamo ascoltato un "trotto" e un "saltarello", arie composte da un anonimo musicista italiano del Trecento.
La composizione ci avvolge con un ritmo vorticoso, fino ad immetterci in una sensazione di rapimento estatico.
Seguono poi arie rinascimentali dell’Italia e fedeli trasposizioni di pagine di chitarra classica anche del Settecento elisabettiano. È un viaggio a ritroso nel tempo che ci accompagna in un’epoca in cui l’uomo cominciava a creare, dopo secoli di invasioni e massacri, i primi frutti di arti come la pittura, l’architettura, la scultura e appunto la musica, che avrebbero fatto dell’Italia l’ombelico della cultura mondiale.
Trovo che l’opera di John Renbourn sia un tributo che un talentuoso musicista dei giorni nostri, cosí imbarbariti dall’abbandono della ricerca del senso estetico, vuole dare a quel fenomeno straordinario della cultura italiana che fu il Rinascimento.
Immersi nell’ascolto di questo CD, avremo assaporato a poco a poco una gemma della storia, ahinoi quasi ignota, della musica e avremo riscoperto la nascita della melodia, dell’armonia e del ritmo nel perfetto fondersi delle piú antiche frasi musicali.
Nell’attesa (chissà mai!) di vivere anche noi un altro Rinascimento!

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