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29 aprile 2007

IN FUGA DA FARFUGLIOPOLI


Un mattino di un qualsiasi giorno di primavera, davanti al portone di una scuola elementare, a Farfugliopoli. C’è una telecamera opportunamente nascosta: che sia quella del Grande Fratello Orwelliano? Riprende scene di vita vissuta tratte dalla commedia umana nel 2007. Un signore anziano, elegante nel suo portamento, una pochette color malva che fa capolino dal taschino della giacca, dà la mano alla nipotina: una ragazzina dai capelli biondo cenere un po’ altezzosa. Di colpo, lei abbandona lo zaino fra le braccia del suo canuto accompagnatore perché ha visto l’amica del cuore: la compagna di banco a cui andrà a confidare qualche prezioso segreto.
Il nonno, indifferente al comportamento della nipote, sorride con una smorfia. Incontra lo sguardo frenetico e distratto di altri genitori e nonni ormai da tempo immemore delegati al parcheggio scolastico della nuova generazione di Farfugliopoli e dintorni. La ragazzina biondo cenere ride adesso, con un sussulto si volta verso il nonno e, nel riprendersi il fardello delle fatiche scolastiche, lo abbraccia frettolosamente, attratta ineluttabilmente dal suono della campanella.
L’anziano signore – tempo qualche minuto – si volta inquieto alla ricerca di qualcosa. Esita, osservando un crocchio di persone (genitori o insegnanti) a pochi metri da lui. Estrae allora dalla tasca una scatolina colorata, contenente delle strane pasticche azzurre. Con un gesto furtivo, ne porta avidamente una alla bocca. Cosa saranno quelle grida lontane, quelle misteriose folate di nebbia che d’un tratto avvolgono tutto, quel portone che prima non si notava ma che si è materializzato all’improvviso nel giardino della scuola elementare? Il vecchio signore si alza e cammina indisturbato.
Varca la soglia di quel portone nella folla brulicante di Farfugliopoli perché ha deciso di allontanarsi per sempre verso un mondo migliore: quello dei suoi ricordi spezzati dalla mediocrità del vivere quotidiano.
I suoi familiari, adesso, scuoteranno la testa e, ai vicini che lo conoscevano, spiegheranno che, chissà, poveretto, forse a rapirlo è stata la sua natura scontrosa e irritabile, forse l’abbandono precoce della sua adorata moglie. Chi ci sarà ad attenderlo al di là di quel portone? Caronte? O un arcangelo? Oppure . . .

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