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17 novembre 2005

DEVOLUTION: REGALO COSTOSO AI SUPERBUROCRATI



E’ stato davvero esilarante, ieri, ascoltare il discorso, durante la sua comparsata alla manifestazione “NO ALLA TAV” promossa dagli abitanti della Val di Susa, dell’insulso capetto dei Disobbedienti napoletani.
“Siamo qui non a caso nel giorno in cui il parlamento sta votando contro l’unità della nazione!” questo l’incipit cui poi faceva seguito l’intemerata antisistema, scontata come il look del suo oratore.
Ora se c’è un aspetto della devolution approvata ieri dal Senato italiano che non può essere messo in discussione è proprio questo: nessuna forma di separatismo dal corpo centrale dello Stato è stata sancita.
Ben altri, invece, sono i difetti di questa riforma che tradisce fin troppo evidentemente l’ispirazione veramente federalista voluta dal compianto professor Gianfranco Miglio.
Mi limito a sottolineare il più importante: l’assenza di un qualsivoglia riferimento al cosiddetto federalismo fiscale.
Una parte della nostra sfortunata penisola crede, anzi s’illude, di produrre beni e servizi avendo le istituzioni come alleato, e non come avvenuto finora, come nemico del proprio sviluppo.
Un’altra, invece, continua a baloccarsi con i frutti osceni dell’assistenzialismo e finisce perciò per ingoiare avidamente risorse economiche che, in una società più evoluta della nostra, andrebbero impiegate per creare posti di lavoro, infrastrutture, miglior qualità della vita.
Questa riforma, al di là di una riorganizzazione di facciata di Camera e Senato, lascia nelle mani delle Regioni, i nuovi mostri amministrativi, il potere di spendere e spandere ciò che non è di competenza del governo centrale.
Sanità e scuola, già adesso gestiti in modo mediocre da amministratori per lo più indegni di occuparsi persino del proprio bilancio familiare, andranno ancora peggio.
Non comprendiamo quindi la felicità, anzi l’esultanza, dei principali esponenti della Lega Nord per questa devolution: o meglio, comprendiamo anche troppo bene il perché di certi allontanamenti al suo interno, primo fra tutti quello dell’ideologo Miglio.
“Ghè da studià, inscì l’è troep dificil! Feù di ball, prufessurùn!” la scena come la immagino io non sarà stata identica a questa, ma verosimile sì. Così ora, a fregarsi le mani per il pericolo scampato, saranno i superburocrati della funzione pubblica e del parastato: i veri beneficiari di questa inutile e costosa riforma!

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