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10 settembre 2005

IL MIO MEDIO EVO



I merli di un castello all’imbrunire sono gemme incastonate nella mia memoria di inguaribile romantico. Da lassù il mondo appare come un mosaico impazzito, mentre la Storia, severa e intrigante, ci sta parlando.
Volete mettere la visione di una pieve romanica, all’alba di una meravigliosa giornata di giugno, in Toscana, Umbria o Marche, fate un po’ voi dove, con il panorama avvilente delle nostre periferie suburbane? O la lettura, a distanza di secoli, di una novella del Decamerone e di un sonetto del Petrarca, paragonata a quella tediosa e irritante dell’ennesima boiata di successo di Andrea Camilleri alias “Montabbano sugno!”?
La desertificazione dei sentimenti a cui siamo quotidianamente sottoposti dalla civiltà moderna fa sì che il sottoscritto fugga sempre più spesso. Con moglie, figlio e qualche fidatissimo amico vado da anni alla ricerca spasmodica di borghi medievali incontaminati.
Ci sono ancora, fortunatamente, amministratori pubblici che resistono impavidi alle sirene dell’edilizia abitativa postmoderna e accolgono nella cerchia delle mura dei propri paesini i nostalgici incalliti, come me, del Medio Evo.
Cammino sognante e mi pare di vedere a un tratto Arnolfo e Calandrino, Arduino e Lapo Gianni, Pia de’ Tolomei e tutte quelle madonne più o meno immacolate con regolare seguito di falconiere personale. In fondo il mio Medio Evo è una tradizione da difendere, con le unghie e con i denti, dai pericolosi e ignorantissimi innovatori che militano baldanzosi sotto le insegne del multiculturalismo. Che se ne stiano appartati, costoro, con le loro zucche vuote. Che fuggano pure scodinzolanti ad applaudire le prime ed i vernissage dei vari Dan Brown, Baricco o Battiato che infestano la penisola, questi monatti inarrestabili di una peste chiamata internazionalismo!
A loro vorrei urlare dal profondo del cuore: “Giù le mani dai madrigali e dagli affreschi, o voi perversi fautori del modello culturale unico di moda oggi! Fuori dai piedi o voi, ospiti dei salotti di chi conta, prezzemolo per ogni minestra: basta che sia politically correct!
Non calpestate più invano, o bifolchi, i viottoli e le piazze di un’Italia semplice e dignitosa! Una nazione dove ha regnato il grande rispetto per la Natura, mediato con perspicacia dalla scoperta di poche nozioni urbanistiche eredità degli antichi Romani.
Lasciate a noi, persone sensibili al Bello molto più di voi, facoceri ignoranti, il piacere della contemplazione! Concedeteci infine di consacrare il nostro rispettabilissimo tempo libero a inseguire improbabili gargoil dietro lussureggianti absidi o nel mezzo di qualche impervio ponte levatoio! Tanto non riuscirete, poveri illusi, a cancellare il Potere della Fantasia: è un bisogno di cultura, il nostro, che non vi apparterrà mai!”

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