27 settembre 2005
A BASALUZZO, UNA CALDA DOMENICA ESTIVA …
Disinvolto come un ippopotamo appena entrato nel laboratorio di un vetraio, el Tudescùn sogghignava sotto i suoi baffi alla Cecco Beppe.
“Scommettiamo che …?” esclamò cercando con lo sguardo allenato da migliaia di partite il pallino color avorio nella selva di bocce luccicanti.
Puntuale come sempre, il Mario alle sue spalle faceva di tutto per distrarlo, dispettoso come una cicala che frinisce durante la siesta.
Mancò clamorosamente l’obiettivo e il botto fragoroso dello steccato in legno fu presto sostituito dalle risate di scherno dei suoi compagni.
“Sima di càn da paìs, nui aùti!” cerco di giustificarsi lui e, dopo un’alzata di spalle, appena uscito dalla bocciofila, inforcò la bicicletta da donna prestatagli dalla Ines, la sua adorata gemella, e fuggì lontano. A casa loro, al Bric dei Lader, oppure direttamente in purgatorio: purché in compagnia delle sue amate tortorelle.
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