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Profilo Facebook di Renato Tubere

05 agosto 2005

ECCO PERCHE’ CI MERITIAMO UNO COME CASSANO!



Calcio, sport professionistico sempre più in crisi. Gli spettatori sono in calo costante in tutti gli stadi? Le società professionistiche scialacquano allegramente i milioni di euro piovuti nelle loro tasche come manna dal cielo cedendo i diritti TV a tycoons come Murdoch e Berlusconi? Sono state troppe le nefandezze amministrative di un branco di dirigenti codardi e/o incompetenti e/o intrallazzatori, tristi individui che andrebbero assegnati ai servizi sociali per espiare le loro colpe il resto della loro inutile vita? Sta di fatto che oggi lo sport di squadra più popolare in Italia pare un malato terminale giunto al capolinea della sua tribolata esistenza.
Ma la sventura maggiore è, a mio parere, un’altra ancora.
Un recente sondaggio sul web fra le tre tifoserie più numerose della penisola ha eletto a giocatori guida di Milan, Inter e Juventus rispettivamente Kakà, Adriano e Ibrahimovich: è un caso che siano tutti stranieri? Come mai all’orizzonte non compaiono più gli eredi di Rivera, Mazzola, Riva o Scirea?
Il tramonto dei grandi vivai calcistici fa sì ormai che i giovani calciatori in Italia non trovino più a disposizione, per migliorare le loro doti, bravi insegnanti o buone scuole.
Da noi se un ragazzo ha stoffa, i dirigenti della squadra in cui è cresciuto gli fanno subito credere di essere un emulo dei tre campioni di cui sopra: così lui finirà per illudersi, smarrire gli stimoli ed adagiarsi.
Tanto poi arriverà qualche procuratore e, per bene che gli vada, il ragazzo in questione diventerà un impiegato-calciatore strapagato: sul campo di casa o in trasferta eseguirà il solito compitino tedioso, svincolandosi a fatica fra i microfoni delle TV private e gli urletti di qualche pseudo-velina di provincia, approdando in qualche club professionistico di serie A, B o C della penisola per chiudere dopo un decennio o poco più un’onorevole carriera. Tutto qui, nell’ipotesi più favorevole.
E quando va buca? Allora le opzioni sono due: o la "morte civile", che consiste nell’entrare, previa partecipazione ad un apposito provino, nel cast della riprovevole trasmissione di Italia Uno "CAMPIONI", oppure la patente di … disadattato a vita!
Eppure basterebbe che qualche alto papavero della FIGC o della Lega Calcio, come un Saulo qualsiasi accecato sulla strada per Damasco dopo una vita indegna, facesse un bel viaggetto istruttivo nell’Inghilterra blairiana.
Qui, presso le mitiche Academies (collegi per ragazzini dai 13 ai 18 anni) delle principali squadre di Premiership o di 1st Division, i ragazzi devono imparare a giocare in tutti i ruoli, apprendere bene i fondamentali calcistici dal punto di vista tecnico come da quello tattico, rispettare le più elementari regole di convivenza civile in un gruppo di pari età, ubbidendo ai propri coach proprio come se fossero i professori di high school.
Questi aspiranti campioni vengono giudicati, alla fine del loro percorso, anche in base al loro rendimento scolastico: otterranno cioè un contratto professionistico solamente se saranno stati promossi nelle rispettive scuole.
Lassù Wayne Rooney, eccentrico attaccante proveniente dai bassifondi della Merseyside a Liverpool, è forse l'eccezione che conferma la regola: pare che un titolo di studio di scuola secondaria non l’abbia conseguito.
Ciò non toglie che, ignoranza a parte, all'Everton prima e ai rags* ora, il signor Rooney non abbia mai tenuto atteggiamenti sconvenienti, tipo ritardi cronici agli allenamenti, bevute esagerate, insulti ai compagni, ecc.
Questo succede perché il vecchio e mai tramontato detto degli antichi Romani, “Mens sana in corpore sano”, è nel Regno Unito una regola di vita che sfida vittorioso ogni possibile stortura del sistema scolastico.
In Italia, con buona pace del ministro Letizia Moratti, scuola e pratica sportiva viaggiano stolidamente orgogliosi su binari paralleli, talvolta si fanno la guerra e, perciò, capita esattamente l’opposto.
Oltre le incantevoli e bianche scogliere di Dover, tanto per tornare alle magagne di casa nostra, un eroe calcistico tipicamente italico come Antonio Cassano avrebbe già frequentato qualche riformatorio: altro che ingaggi stratosferici nel calcio professionistico come purtroppo è successo da noi!
E’ assolutamente certo che, per sfondare nel difficile calcio inglese, il talento di Bari Vecchia dovrebbe imparare, magari a sue spese, una qualità diventata rara per la maggior parte dei giovani italiani, sportivi e non, d’oggidì: l’Educazione, quella con la maiuscola, che notoriamente latita in ogni aula scolastica del cosiddetto Bel Paese!

*nomignolo sprezzante cockney (letteralmente significa “rospacci”) attribuito dai nobili concittadini Blues del Manchester City agli spocchiosi rivali Red Devils dello United

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