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03 novembre 2004

GIUSTIZIA: DAL VANGELO SECONDO DAVIGO (1)

Piercamillo Davigo, l’ex pubblico ministero della Procura di Milano ai tempi di Mani Pulite, durante un recente convegno a Camaldoli, ha testualmente detto:
“Io mi sono sempre chiesto come mai un magistrato, sia pure amministrativo, debba fare gli arbitrati. Perché mai lo stato deve rivolgersi a collegi privati per dirimere una controversia consentendo poi ai giudici di farne parte?
La risposta è semplicissima. La giurisprudenza arbitrale è generalmente più favorevole alle imprese di quella ordinaria. Sennò gli arbitrati non ci sarebbero più perché le imprese non affiderebbero le loro controversie ai collegi arbitrali nelle cause con la pubblica amministrazione.
E’ questa una forma brutta, brutta, brutta di influenza sul modo di decidere, sia pure in attività non pubbliche.
Capite bene che se il presidente del Consiglio di Stato chiama un suo consigliere e gli dice: “Caro collega, volevo parlarti della tale causa…”, se il collega in questione è sveglio risponde: “Presidente, mi ha battuto sul tempo, stavo per venire qui da lei per lo stesso motivo”. Il giorno dopo verrà nominato presidente di un collegio arbitrale Compenso: 500 milioni di lire.
Se invece il collega convocato risponde: “Presidente, prendo atto di come la pensa lei, ma mi riservo di decidere come credo”, il giorno dopo verrà nominato presidente della commissione d’esame per due posti di barelliere all’ospedale di Lamezia Terme, quindici lire di compenso e sei mesi a Lamezia Terme salvo imprevisti. Così impara!”
Ipse dixit!

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