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15 settembre 2004

NASCE A TORINO IL FANTACALCIO NON PROFIT

C’è un gigante che talvolta sorride. E’ dentro ognuno di noi, ma troppo spesso non ce ne accorgiamo, indaffarati come siamo a tenere dietro alle mille peripezie di ogni nostra giornata.
Il gigante è accucciato in un angolo della nostra mente, talvolta si agita per mettersi in contatto col nostro cuore, ma non sempre ce la fa. Eppure ha un cuore giovane, proprio come noi che lottiamo contro i fantasmi dell’indifferenza, dell’inquietudine, del disprezzo.
Il gigante fatica a svellere da questo cuore le erbacce che crescono rigogliose: colpa del nostro stupido orgoglio di pigri occidentali, troppo occupati nell’inseguimento del Nulla.
Il gigante, in quei momenti, è triste. Ma basterebbe poco per fargli tornare il sorriso: voler bene ai bambini, ad esempio.
Due di noi, però, da qualche anno riescono a donare il sorriso a lui e ad alcuni di loro, con implacabile puntualità, ad ogni inizio di settembre.
Uno si chiama Peter e, di professione, sovrintende agli atterraggi ed ai decolli dell’aeroporto di Caselle con il self control e la scaltrezza di un consumato grande maestro di scacchi o di un prestigioso direttore d’orchestra.
L’altro è un figlio dell’Occitania, terra di confine dalla cultura misconosciuta eppure affascinante. Gianpiero detto Peo, si occupa di premi e sinistri per conto di una prestigiosa compagnia di assicurazioni sabauda, sbattendosi come un forsennato da Santa Rita a Borgata Lesna, dalla natìa Entracque a Trofarello, tutto per soddisfare i suoi numerosi amici e/o soci.
Entrambi nutrono la passione enciclopedica per il fantacalcio e la voglia di occuparsi del prossimo.
La loro ricetta si chiama Fantacalcio Non Profit ed ha per beneficiari alcuni bambini di strada.
Stanno a Paulo Alfonso, in Brasile, e sono senza famiglia praticamente da quando sono nati.
Di cosa vivano, con chi, sotto quale tetto dormano e con quali prospettive di crescita, a noi, che strepitiamo quando ci soffiano il parcheggio sotto casa, che diamo in escandescenze se il cellulare si scarica o se l’elettrodomestico appena comprato ci molla sul più bello, importa qualcosa?
Fortunatamente sì, ed il merito va esclusivamente a Peter e a Peo, che organizzano appositamente per la comunità d’accoglienza per l’infanzia abbandonata ***** una raccolta di fondi.
Il segreto? Io ed una decina di loro amici per la pelle, di Torino e dintorni, partecipiamo alla Lega Paulo Alfonso, prestigioso torneo di fantacalcio della nostra area geografica, pagando una quota annuale interamente destinata ai piccoli orfanelli sudamericani.
Un paio di serate tutti assieme per stabilire gli organici delle squadre di ognuno, poi Internet permette a tutti di giocare, l’un contro l’altro, il fantacampionato fino al prossimo mese di maggio.
Chi vincerà, alla fine, cioè se avremo fatto bene ad acquistare Kakà o Adriano, piuttosto che Giallombardo o Ganci, non ha poi così tanta importanza. Conterà donare il sorriso al gigante, cioè alla nostra anima, a questi bambini brasiliani ed anche ai nostri figli.
I quali, distanti anni luce dalle difficoltà dei loro coetanei, imparano così cosa vuol dire essere solidali con il Sud del pianeta: in attesa di colmare, chissà quando, il gap economico che ancora ci separa da chi vi abita.

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