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05 luglio 2004

DAL TERMIDORO ALLA TERZA REPUBBLICA?

E' cominciato il termidoro berlusconiano

Esattamente un anno fa, con questa stessa canicola, ci inventammo il «subgoverno». Lo abbiamo seguito con amore e con cura. Gli abbiamo pronosticato piú attributi di quanti gliene venissero generalmente riconosciuti, piú voti di quanti gliene accreditassero, piú potere di scuotere la situazione politica di quanta ne avesse l’opposizione. Eravamo convinti che l’immunitá giudiziaria concessa al premier avesse dato immunitá politica ai suoi alleati. Dove altri videro il delitto Schifani e l’inizio del regime, noi vedemmo l’inizio della fine. Non piú assediato dai giudici, il re rimase nudo, condannato montellianamente a governare perché privato dell’alibi che non lo faceva governare. Per due anni il girotondismo ha sperato di aprire la crisi in un tribunale, e per un anno il pacifismo ha sperato di aprirla in Iraq. Noi ripetevamo: it’s the economy, stupid. E ora ci siamo. Non è (solo) per il piacere vanesio di autocitarci che ricordiamo queste cose. E’ per capire che cosa puó accadere di qui in poi. La rivoluzione berlusconiana è certamente finita. Niente thatcherismo, niente liberismo, niente privatizzazioni, niente modernizzazione, niente taglio delle tasse, partite Iva incazzate, commercianti in rivolta, imprenditori delusi. La squadra a due punte che piaceva al premier-allenatore le ha perse tutte e due, Bossi in infermeria e Tremonti negli spogliatoi. La partita non è stata neanche giocata, non si è visto nemmeno un tiro in porta, tra i fumogeni del colbertismo. Il pacchetto di difesa avversario (la Cgil di Cofferati, la Bankitalia di Fazio, il network roccioso delle banche, la nuova agilitá sulle fasce di Montezemolo) si è dimostrato invalicabile. Onestamente, non ci fa piacere. Un’altra legislatura persa per le riforme (do you remember quella sul risparmio?) non è un bel vedere per un riformista. Ma la politica è come il calcio: se fallisci troppe occasioni, prima o poi l’avversario ti punisce.
Tremonti, che di buco ferí, di buco è perito. Vincenzo Visco si lecca i baffi che non ha, ma al posto suo aspetteremmo a riaprire l’Avis. La fine del berlusconismo, infatti, puó salvare il governo Berlusconi, trasformandolo da caotico progetto rivoluzionario in ordinata restaurazione dei poteri, da Terrore in Termidoro. In cabina di regia è salito Gianni Letta. Il governo bis che nascerá (ci auguriamo con una crisi parlamentare, con una nuova fiducia, ché quella antica era stata data a un dicastero e a un programma del tutto diversi) si regge sull’asse Fini-Letta. E’ stato lui, il premier-ombra, a pronunciare la requisitoria finale, giovedí sera, di fronte allo stato maggiore di Forza Italia.
«Caro Silvio, non perdi per la par condicio,ma per i seguenti errori che hai commesso». Morale della favola: nessun governo puó sopravvivere in Italia avendo contro tutti i poteri forti, o salvi un ministro o salvi il governo. Berlusconi, ingrato come ogni potente, non ha salvato il «genio» delle cartolarizzazioni e dei «miracoli » all’Ecofin, l’uomo che aveva costretto a tre finanziarie da buttare e all’insostenibile promessa del taglio fiscale. Cosí, forse, ha salvato se stesso.
Nei governi di legislatura il conflitto tra premier e Tesoro è sempre latente: la Thatcher ne ha licenziati tanti di Cancellieri dello Scacchiere per restare in sella; e quello attuale, Gordon Brown, vorrebbe licenziare Blair Il governo del premier è diventato ufficialmente un quadripartito. Sensazionale la chiosa di Follini - che pure avrebbe preferito sviluppi meno accelerati - nel vertice notturno decisivo: «Quando c’è un contrasto tra un ministro e un partito, prevale il partito». Le «ipotesi terze» che tanto spaventano Fassino (l’alleanza dei né berlusconiani né prodiani) hanno conquistato il cuore del potere. Il grande centro puó rinascere giá dentro la Casa della libertá, senza aspettare il proporzionale, e magari ottenendo pure il proporzionale. Il subgoverno, nell’attimo della vittoria, muore.Perché ora deve farsi governo. Nei prossimi due anni un altro centrodestra ha la possibilitá di mostrare quanto vale. La Lega ha svenduto Tremonti per un piatto di federalismo, senza Bossi non è in grado di fare altro, con Bossi tutto ció non sarebbe mai accaduto. Fini dovrá sottoporsi a qualche affanno ministeriale, e varare ora i tagli che prima ha impedito. E, soprattutto, l’Udc dovrá tornare nel governo. Il cuore della vicenda è qui: puó Follini passare all’appoggio esterno di Strasburgo dopo aver affondato Tremonti? Puó rifiutare ancora un dicastero, se non per lui almeno per Tabacci, che è la stessa cosa? Se il subgoverno entra nel governo, l’opposizione dovrá giocare tutt’altro secondo tempo, e contro tutt’altra squadra. A nostro parere piú difficile da battere, perché giocherá all’italiana, come faceva la Dc.
Il Riformista Lunedì 5 Luglio ‘04


COMMENTO: NASCE LA TERZA REPUBBLICA!

Letta che, a latere della defenestrazione del piccolo Colbert, annuncia i funerali della Seconda Repubblica, rinfacciando al suo dominus gli errori fatti dal maggio del 2001 ad oggi.
Che gran scena ci siamo persa, amici! Per me, se fosse vero quel che ci narra IL RIFORMISTA, allora il Cavaliere avrebbe davvero trovato nel cotonato ex direttore del quotidiano IL TEMPO il il paracadute necessario per uscire col minor danno possibile dal ginepraio in cui si è andato a ficcare coi suoisesquipedali errori economici. Davvero non è fatto per la politica, il nostro amato Cavaliere: del resto, un paio di mesi fa l'ha scritto un certo Giuliano Ferrara, mica una cassandra qualsiasi! Quando Silvio Berlusconi sarà uscito dalla politica attiva per tornare ad occuparsi a tempo pieno del nostro grande Milan e delle sue televisioni, noi italiani gli dovremo fare un monumento per averci salvato, negli ultimi tormentati dieci anni di Seconda Repubblica, dall'anarchia dei poteri forti e di un’opposizione ancor più fatua di lui.
La Terza Repubblica bussa alle porte, come sarà ancora non si sa.
Il mio modesto consiglio per chi ci guiderà è uno solo: governare, ma per davvero, stavolta o mai più!



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