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10 giugno 2004

LETTERA APERTA AL CAVALIER BERLUSCONI

Caro Cavalier Berlusconi,
in questi ultimi giorni il suo governo ha dimostrato di saperci fare in due settori, politica estera ed amministrazione dell’ordine pubblico, nei quali l’opposizione di centrosinistra aveva ripetutamente fallito quando era al potere.
Mi riferisco, è ovvio, all’aver appoggiato con grande senso di responsabilità l’intervento degli USA per ricostruire un Iraq democratico, dopo gli anni di melenso terzomondismo dei vari governi Amato, Prodi e D’Alema, tutti in fila indiana ad aspettare l’imbeccata di Francia e Germania.
Mentre l’aver affidato il ministero degl’Interni ad una persona, tanto riservata quanto competente, come Beppe Pisanu, ha finora tenuto al riparo la nostra nazione dalla subdola violenza del fondamentalismo islamico: tutto questo suscitando le ire dei loro scherani pseudo-pacifisti di stanza ad Assisi o nei famigerati centri sociali tanto cari a Bertinotti & CO.
Ora che, come i sondaggi più o meno riservati sembrano confermare, si appresta a riscuotere ancora una volta la fiducia della maggior parte degl’italiani, sarebbe bene però, caro Cavaliere, che riflettesse attentamente su quel che in Italia ancora non funziona.
Lei guida una coalizione di governo che, tra richieste di verifica, di cabine di regia e di maggiore collegialità, pare ispirarsi ad un celebre ed inquietante film del grande Mario Monicelli: “Parenti serpenti”. Non è che, continuando a litigare in questo modo, Fini, Tremonti, Follini e Calderoli faranno loro, e faranno fare a lei, la stessa miseranda fine dei protagonisti di quella pellicola?
A me, suo elettore molto perplesso, danno l'orticaria loro ed i franchi tiratori all'interno della maggioranza, le proposte surreali di ministri con richiesta ad altri ministri di sottoscriverle, le riforme già presentate, quindi ritirate e di nuovo sottoscritte prima di andare in Parlamento: a non decidere un bene amato tubo, naturalmente!
Non credo di essere il solo, caro premier, a deplorare lo spettacolo indegno di una classe politica che sta dando sotto il suo mandato il peggio di sé, incapace di evolversi dai vecchi schemi di far politica: stile De Mita o Zaccagnini, tanto per intenderci!
L'Italia di oggi, e lei che è un industriale non lo può negare, purtroppo non sa produrre! Si lavora poco e male in tutti i settori e addirittura c’è chi, nella sua stessa maggioranza, brandisce come una spada minacciosa la spuntata arma della concertazione – cioè dell’inciucio legalizzato fra corporazioni - pur di non procedere alla sburocratizzazione della Pubblica Amministrazione: primo indifferibile must di un governo che volesse davvero abbattere una volta per tutte l’enorme mole del debito pubblico.
Che senso ha, ad esempio, sottopagare migliaia d’insegnanti col solo compito di promuovere, e non di educare, torme sempre più stordite di allievi pronti, una volta usciti dalla scuola, a farsi distruggere la propria materia grigia dal primo “compagno” Lucignolo di passaggio? Ha mai pensato ad assegnare i più motivati di questa sottocategoria di statali alle sovrintendenze ai beni culturali di tutta la penisola?
Loro, i sovrintendenti, lamentano da anni la cronica penuria di personale per difendere dal degrado e dall’incuria il nostro stupendo patrimonio artistico, invidiatoci da tutto il mondo. Lei, facendo risparmiare un mucchio di milioni di euro all’erario, metterebbe al servizio della Cultura persone che non si sentono assolutamente gratificate dall’insegnamento scolastico: ne ha mai parlato con il suo ministro Giuliano Urbani?
Quand’è, inoltre, che la Giustizia potrà di nuovo essere scritta con la maiuscola per la sua efficienza sottraendola senza più esitare alla casta dei suoi intoccabili sacerdoti, cominciando a trattenere dai loro scandalosi emolumenti le numerose giornate di sciopero o diminuendo da sessanta a trenta i giorni di ferie regolarmente pagati annualmente?
Non trova, mio caro premier, che la certezza del diritto a tutti i cittadini in tempi accettabili debba essere la regola, e non l’eccezione, per costoro e per noi cittadini, vittime dei loro soprusi e del loro strapotere da ormai troppi anni?
E, per concludere, lei, che si vanta di appartenere ad una famiglia patriarcale, cosa intende fare in concreto per salvare l’istituto famiglia dalle grinfie del nichilismo anarcoide della sinistra di lotta e di potere che, proprio come il mostro Gerione dell’Inferno dantesco, “tutto ammorba e appuzza”?
Lasci perdere le stucchevoli vanagloriose rodomontate da lei malamente recitate nei vari Porta a Porta da Bruno Vespa, pessimo esempio di comunicazione televisiva!
Si concentri sulla politica del fare, e bene, l’Italia cattolica e liberale dei padri della patria come Cavour, Rosmini e, per arrivare ai nostri giorni, s’ispiri alle sane lezioni di Augusto Del Noce e di Luigi Einaudi!
Per questa volta, causa anche concreta mancanza di alternative, la voterò ancora!
Faccia però in modo che non sia l’ultima, lavori davvero per il bene del paese che le ha dato ricchezza e onori in quantità industriale completando un lavoro fin qui ostacolato più all’interno della sua maggioranza che da parte di un’opposizione francamente ridicola.
Il parallelo fra il suo, anzi il “nostro” Milan, e l’Inter di Moratti, non le suggerisce nulla?
Auguri sinceri di buon lavoro
Renato Tubére

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