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01 aprile 2004

BAHIA: SFIDA ITALIANA ALLA POVERTA’

C'è un angolo del Brasile, fra il tropico e l'equatore, che molti occidentali credono di conoscere grazie ai libri di Jorge Amado o alle canzoni di Caetano Veloso: è Salvador de Bahia. Terza metropoli dello Stato sudamericano, polo turistico di fama mondiale, Bahia è la città più nera (80% della popolazione) del Paese. Oggi metà dei suoi 3,2 milioni di abitanti è composta da bambini e adolescenti. Gran parte di loro vive a Lapinha, quartiere affollato e degradato della periferia, con famiglie dal reddito complessivo di 40 euro mensili.
Molti di questi ragazzi, ammassati nelle favelas, preferiscono fuggire da casa, vista l'indifferenza o il fastidio che li circonda, e vanno incontro a un destino fatto di solitudine, emarginazione e violenza. A raccontarci questi e altri aspetti di Bahia è padre Clodoveo Piazza, un dinamico 65enne gesuita milanese che lavora là dal 1987, gestendo l'Oaf, l'Organizacao de Ausilio Fraterno.
"In gioventù ero imprenditore" racconta padre Clodoveo, "perciò, una volta presi i voti, ho cercato di mettere al servizio dei giovani in difficoltà questa mia esperienza passata". In 15 anni di duro lavoro il sacerdote gesuita è riuscito a trasformare un orfanotrofio dell'Avenida Peixe, dove risse e morti erano tristemente all'ordine del giorno, in un'opera straordinaria, sorta su un'area di ben 33mila metri quadrati, che oggi dà lavoro a 700 persone e che il Bid (Banco americano di desenvolvimento) ha definito "il più bel progetto di sviluppo per l'infanzia e per l'adolescenza di tutto il Sudamerica".
L'Oaf consiste oggi in una Casa Lar, struttura formata da dieci appartamenti autonomi di 120 mq, ognuno dei quali ospita una decina di ragazzi accuditi da una “madre sociale” o da una coppia. Al compimento dei 18 anni, gli ospiti lasciano la casa e sono aiutati a trovarsi un lavoro. "Lo scopo di questo farli crescere assieme è donare a tutti, piccoli e grandicelli, quel calore familiare mai provato prima di entrare qui" spiega il padre gesuita.
Nella stessa area c'è poi la Scuola per il futuro, dove quasi 600 ragazzi definiti “a rischio” frequentano, seguiti con attenzione da insegnanti dell'Oaf, corsi di portoghese, matematica, scienze, storia e geografia. Molti, inoltre, i laboratori dove imparano elementi di tecnologia e artigianato, filosofia e cultura afro-brasiliana. Dal 1993, nella vicina isola di Itaparica, un centro di formazione professionale all'avanguardia inserisce nel mondo del lavoro meccanici, tecnici di automazione industriale, grafici e sarti.
Ma come fa l'Oaf a mantenere una struttura benefica così articolata? Padre Clodoveo, sorridente, mostra il suo fiore all'occhiello di provetto imprenditore: le Officine produttive, un'affermata fabbrica di mobili per uffici e scuole. "All'inizio degli anni 90", spiega, "mi sono chiesto se noi, un soggetto non profit, fossimo in grado di avviare attività produttive capaci di coprire i nostri altissimi costi: il mercato ci dava questa opportunità, e io e i miei giovani non ce la siamo fatta scappare".
L'Oaf dispone anche di una sezione italiana, l'Organizzazione di aiuto fraterno Italia, con sede a Torino: i suoi membri, oltre a raccogliere le donazioni provenienti dal nostro Paese, si sono recentemente attivati per sostenere le iniziative di padre Piazza attraverso Agata Smeralda, un programma di sostegno a distanza che permette di aiutare, con un contributo di 30 euro al mese, migliaia di bambini senza famiglia di Bahia.
La lotta alla povertà di padre Clodoveo ha fatto sì che lo Stato federale di Bahia lo ha messo, a fine 2001, a capo di una Secretaria (paragonabile a un nostro assessorato regionale) creata appositamente per valorizzare il suo impegno verso i poveri della regione.

(dal Settimanale VITA NON PROFIT MAGAZINE – www.vita.it)

Oaf - I, Organizzazione di aiuto fraterno Italia onlus
corso Marconi, 7 10125 Torino
tel. 011.6699513
fax 011.6508053
Presidente: padre Clodoveo Piazza
In Italia il
riferimento è Maurizio Irrera
OAF-I
info@oafi.org

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