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09 febbraio 2004

TOTTI & CASSANO COME RIVERA & MAZZOLA

Il calcio sa essere sport riservato ai palati fini quando, abbandonando per 90 minuti le polemiche trite e ritrite sui propri guai finanziari, la Roma del presidente Sensi mostra giustamente orgogliosa a tutto il mondo lo smisurato talento di due grandi campioni: Francesco Totti e Antonio Cassano.
La traversa interna della porta sotto la curva Sud dell’Olimpico sta probabilmente ancora vibrando dopo il ciclonico tiro al volo sparato ieri contro la Juve dal capitano giallorosso.
Una gemma da incastonare, invece, è stata la splendida e improvvisa voleè di sinistro con cui il giovane barese ha irriso Liliam Thuram in occasione della terza rete romanista.
Ma dove la irrefrenabile coppia di fantasisti ha dato prova del suo indubbio affiatamento? Si era al 7° del secondo tempo, gara ancora aperta a qualsiasi soluzione.
Da una rimessa in gioco sul fronte sinistro dell’attacco giallorosso, Totti con le mani serve rapidamente Cassano che triangola a velocità supersonica col suo capitano, entra in area e si fa genialmente atterrare da un istupidito Pablo Montero: il rigore conseguente abbatte definitivamente ogni speranza di rimonta dei bianconeri, sia in questa partita, che per il prosieguo del campionato.
Totti e Cassano mi hanno ricordato un’ipotetica e mai sperimentata, per ovvi motivi, coppia di grandissime mezze punte dei favolosi Anni Sessanta: Gianni Rivera e Sandro Mazzola.
Certo oggi il calcio pretende dai suoi protagonisti capacità atletiche che allora erano sconosciute, ma le geometrie disegnate sul perimetro di gioco dal “Pupone” sembrano le stesse che ispiravano le grandi imprese del campionissimo rossonero, mentre gli scatti ed i tocchi di palla irridenti di Cassano uguagliano nella loro didascalica perfezione il talento del Baffo nerazzurro dell’Inter di Helenio Herrera e di Italo Allodi.
Rivera e Mazzola, per tutta una serie di motivi più o meno validi, non giocarono assieme in una squadra di club. Diedero però vita ad una contrapposizione che si rivelò dannosa per il calcio italiano: a livello di nazionale i due non riuscirono mai a giocare assieme perché una federazione debole dava la stura alle critiche velenose dei Gianni Brera e dei suoi colleghi, intelligenti ma astiosi circa la presunta incompatibilità fra i due simboli principe delle due squadre di Milano.
Totti e Cassano, a distanza di decenni, li vendicano dimostrando in modo inequivocabile che non esiste il Santo Graal della Verità Assoluta. Vale a dire, nello sport di squadra come nella vita tutti possono coesistere, basta lavorare per smussare gli spigoli e la solitudine del più bravo va a farsi benedire, come ben sa Fabio Capello, artefice di questo felice matrimonio calcistico.
Il paragone calza a pennello? Le solite discussioni fra amici e tifosi non approderanno a nulla, forse, ma serviranno almeno a ricordare i bei tempi andati, convincendosi che, in fondo in fondo, anche quelli odierni non sono poi così malaccio!

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