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27 febbraio 2004

TORINO: C’ERA UNA VOLTA …

A Torino è tempo di scelte, per così dire, epocali.
Ad un solo anno dalla morte di Giovanni Agnelli, la FIAT ha ripreso un poco alla volta a macinare i primi utili: tutti dovremmo sorriderne, eppure …
Il piano industriale del Lingotto, invece, prevede la produzione di poco più di mille auto al giorno oggi, addirittura 600 o 700 alla fine di questo decennio.
Insomma noi torinesi di inizio millennio ci troveremo fra qualche anno ad un bivio.
Saremo spaparanzati su una panchina del giardinetto rionale a raccontare ai nostri nipotini di una città un tempo sede del distretto automobilistico più ricco d’Europa, poi deindustrializzata per correre dietro ai vacui fantasmi del turismo di massa e del terziario stile Araba Fenice, dove sia nessun lo dice, cosa sia nessun lo sa?
Oppure, stringendo i denti, riusciremo a sopravvivere anche a quest’ennesima crisi d’identità, lottando accanitamente contro i tentacoli del libero mercato globale?
I rumors provenienti dalle auguste sale della politica e delle associazioni industriali lasciano trapelare un interessamento reale del gruppo automobilistico giapponese Nissan a trasferire parte della sua produzione, ora in Gran Bretagna, nel Nord Ovest italiano.
Scontenti per via dell’ostracismo monetario decretato da Blair nei confronti dell’euro, i giapponesi utilizzerebbero aree industriali di Torino e dintorni per sviluppare progetti nei delicati settori della componentistica, del know how, del design e della logistica.
Grazie all’interessamento di Benedetto Della Vedova, eurodeputato radicale, contatti riservatissimi fra i vertici europei della Nissan ed Enzo Ghigo, presidente della Regione Piemonte, sarebbero avvenuti in questi giorni.
A testimoniare del febbrile interesse che scuote la spesso sonnacchiosa elite della città subalpina, lunedì 1 marzo alle 17 la Sala Vignone ospiterà, organizzato dai gruppi regionali di Forza Italia e dei radicali, un interessante convegno sulla situazione odierna del distretto dell’auto.
Mai come stavolta la contrapposizione fra politici di sponde opposte dovrebbe essere messa da parte: c’è in gioco una fetta consistente del futuro di Torino, e sarebbe francamente umiliante, persa anche questa occasione di rilancio occupazionale, doversi guardare stancamente negli occhi, come naufraghi sopravvissuti male al tifone annunciato, la solita litania: “Torino, c’era una volta …”

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