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26 gennaio 2004

IMPARARE A TEATRO

L’analfabetismo di ritorno è alle porte, ormai, nell’Italia che adora le fregnacce della TV generalista e massacra ad ogni sospiro grammatica e sintassi della lingua madre.
Dal Grande Fratello a Panariello, passando per le interminabili e stomachevoli maratone della domenica pomeriggio, RAI e Mediaset gareggiano nella lenta opera di diseducazione degl’italiani.
Per i pochi eletti, come il sottoscritto, alla ricerca di un divertimento non fine a se stesso non resta che recarsi in buona compagnia a teatro.
Torino offre, fra le sue poco conosciute bellezze artistiche, la bomboniera del Gobetti e, proprio la settimana scorsa, ha ospitato LABIRINTI, monologo costruito sulla freschezza espressiva di Mara Baronti, la più brava narratrice “a braccio” del teatro italiano.
Accompagnata dal raffinato sax baritono di Enzo Favata e dalle poliedriche percussioni di Alfredo Laviano, la Baronti ha raccontato in un’ora e mezzo di avvincenti aneddoti la nascita della civiltà occidentale attraverso la rivisitazione della mitologia greca.
Pochi ma buoni gli spettatori, si sa che il politically correct a teatro si nutre di estemporanei saltimbanchi - qualcuno travestito da premio Nobel per la letteratura - e solo a loro si prostra adorante le molte volte che fa il verso al regime imperante del Cavaliere Nero di Arcore!
Mara Baronti si occupa di qualcos’altro e, invece che riempire le platee a teatro, provvede in un’opera altamente meritoria: apre le menti divertendole.
Grazie davvero, cara musa del teatro narrante!

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