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30 luglio 2003

IL SIGNOR B.? FRANCAMENTE ME NE INFISCHIO!

Essere giornalisti significa appartenere ad un albo professionale oppure ad una categoria sempre più sull’orlo di una crisi di nervi?
Questa domanda mi frulla nel cervello da quando mi tocca leggere o ascoltare continui lamenti sul rischio di regime che deprimerebbe irrimediabilmente il mondo dell’informazione sotto il governo Berlusconi.
La nuova legge sull’editoria multimediale prende lo spunto da quella che indica l'entrata in vigore della tecnologia digitale nel prossimo 2006: cioè la n° 66 del 2001, voluta dal governo di Giuliano Amato e approvata dalla maggioranza allora al potere, l'Ulivo.
Con le opportune modifiche è appena stata votata a larga maggioranza dai senatori eletti democraticamente il 14 maggio 2001 dal popolo italiano, a settembre sarà esaminata dalla Camera dopo un iter di dodici mesi: non si tratta cioè di un golpe istituzionale, qui non siamo nel Cile di Pinochet o nella Cina di Mao Tse Tung, e Gianni Letta o Fedele Confalonieri sono ben lungi da somigliare a questi signori, checché se ne blateri a sinistra e dintorni!
Incredibile a dirsi, a lamentarsi sono gl’inarrivabili colleghi professionisti, retribuiti a stipendio (e che stipendio!) fisso, facilmente arrotondabile grazie a partecipazioni ben remunerate a convegni, feste di partiti – sempre gli stessi, naturalmente! – e quant’altro giovi a rimpolpare le loro inesauribili e inesauste risorse finanziarie.
Sono costoro giornalisti, militanti o simpatizzanti del centrosinistra, di RAI-MEDIASET-LASTAMPA-REPUBBLICA/L’ESPRESSO e dintorni, specialisti raffinati dell’antiberlusconismo - invece della mitica invocazione: "PIOVE, GOVERNO LADRO!" ricorrono, dati i tempi, a: "LA SICCITA'? E' COLPA DEL CAVALIERE NERO!" - e trovano adesso comodi fiancheggiatori fra i “pesci piccoli” che nuotano a vista nel mare procelloso dei piccoli gruppi editoriali di Torino e dintorni.
Ecco ciò che scrive, ad esempio, uno di questi ultimi.
“Il Signor B” - così accusa Ettore Boffano, segretario dell’associazione piemontese STAMPA SUBALPINA – infligge a magistrati e giornalisti (NdR: complimenti vivissimi per l’accostamento!) il furto senza sosta rispetto alla nostra libertà di discutere e di ragionare sulla Giustizia e sull’Informazione senza condizionamenti e senza la necessità di schierarci per forza da una parte”.
Di quale furto vada farneticando il nostro collega nella sua prosa, stomachevole esempio di come si possa maltrattare la lingua italiana prima ancora del buon senso dei lettori, venendo addirittura pagato, non si sa.
O meglio, andrebbe spiegato a chi, come me, constata l’assoluta mancanza di un polo di riferimento multimediale d’ispirazione federalista e cattolico-liberale nella nostra regione e, ormai rassegnato, deve guadagnarsi ufficialmente il pane come lavoratore alberghiero di terzo livello.
Se fosse vero ciò che Boffano tenta malamente di denunciare sull’ultimo numero del bimestrale dell'associazione, come mai io e quei colleghi che la pensano come me si devono barcamenare fra una collaborazione occasionale e l’altra, impossibilitati a vivere di giornalismo per l’assenza conclamata di editori nella nostra area politica e culturale?
Caro Boffano, i tagli a posti di lavoro, nel nostro come in altri settori, gli stipendi non percepiti da molti di noi - il caso de "IL GIORNALE DEL PIEMONTE" basta ed avanza, anche quello sarebbe colpa del Signor B.? - e la situazione dell’emittenza e dell’editoria piemontese non possono ascriversi al delirio d’onnipotenza del pericoloso Cavaliere Nero di Arcore, ma al grigiore dei finanziatori a vario titolo, compagni catto-comunisti e neo-azionisti, che imperversano sotto la Mole investendo poco e male in giornali del cui acquisto il 95% dei cittadini fa a meno da anni e annorum!
Un suggerimento finale: non ragionare sui massimi sistemi, come la Giustizia e l'Informazione, ma lascia che siano i Vattimo, i Cordero ed i Tranfaglia, in quanto professori e/o intellettuali della tua area di riferimento, a farlo al posto tuo.
Io e te, da sponde opposte, dovremmo limitarci a fare inchieste sul territorio, ad interessare, e non ad annoiare, i nostri venticinque lettori, sempre più usando le nuove tecnologie digitali e sempre meno ricorrendo alla carta stampata, sgradita alla massa dei cittadini/utenti usciti in prevalenza dalle premiate scuole pubbliche del dopo '68, quindi troppo ignoranti per leggere, ormai!
Il giudice ultimo e finanziatore delle nostre fatiche è stato, è e sarà sempre il lettore, cui bisogna dedicare molta più attenzione di adesso: meno chiacchiere sui conflitti d’interessi del premier, più denunce di malcostume sociale e più inchieste a 360 gradi sul territorio, questa sarebbe la medicina adatta a rilanciare l’editoria piemontese in grave crisi per colpe esclusivamente sue.
Noi giornalisti e il Signor B.? Francamente me ne infischio!!!

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