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13 dicembre 2006

SVENDENDO L’ITALIA EURO DOPO EURO



Metà dicembre è volata via. A quasi cinquant’anni mi sento come un naufrago sopravvissuto a una lunghissima sfibrante tempesta di chiacchiere. La metropoli in cui vivo è alla ricerca perenne di un’identità da decenni, ormai. Osservo la gente intorno a me: la vedo soffocata da una cappa di conformismo più ancora che dallo smog emanato non tanto dalle automobili, quanto dalle migliaia di caldaie non a norma e colpevolmente ignorate dall'amministrazione cittadina.
Le Olimpiadi invernali sembrano lontane anni luce ora che Tossick Park, quella meraviglia di parco pubblico sorto a due passi dall’ingresso dell’autostrada TO-MI, mostra le sue attrazioni diurne e notturne al malcapitato popolo del turismo occasionale. Potenza dell’indulto voluto dalla stragrande maggioranza dei parlamentari italiani! Se la ridicola copertura della cosiddetta metropolitana (bacino d'utenza = un decimo della popolazione complessiva!) non ha risolto minimamente il grave problema del traffico, la rinascita della FIAT, oltre ad aver drenato spudoratamente risorse pubbliche, non traina l’economia del Nord Ovest, anzi! Non fosse per il precariato, accettabile per i nostri giovani, voluto dalla legge Biagi, Torino offrirebbe lavoro a pochi, meritevoli intimi del settore informatico.
Va da sè che il resto d’Italia certo non ride. Siamo un paese profondamente diviso dalla mancata realizzazione di un federalismo fiscale sempre invocato e mai applicato. Oggi l'italiano medio è rimasto senza ideali, senza futuro, soprattutto senza educazione alla legalità. Il governo di centrosinistra, più ostentatamente e sulla stessa falsariga del precedente di centrodestra, ruba ai poveri lavoratori autonomi e ai dipendenti privati per dare ai ricchi, vale a dire agli gnomi della finanza, ai superburocrati, ai parastatali, agli statali e ai precari nullafacenti. (NB: questi ultimi sono ricchi, se non di denaro, di tempo che provvedono quasi tutti a utilizzare nel peggiore dei modi!)
L’aumento a dismisura del fabbisogno del settore pubblico finirà per strangolare quel poco di ripresa economica in atto nel resto d’Europa. La scuola, pubblica e privata, è a pezzi: allievi e insegnanti sono zombies inespressivi e abulici, pascolano con rare eccezioni fra i banchi e le cattedre ignorando i loro doveri.
Mai come oggi l’analfabetismo di ritorno miete così tante povere vittime nella popolazione giovanile!
Uomini d’affari cinesi, indiani, slavi, polacchi e russi vengono da noi per spiare da vicino il nostro crollo: si divideranno come iene, al momento opportuno, il controllo dell’economia dello stivale.
Parafrasando il titolo di un celebre LP dei grandissimi Genesis di Peter Gabriel, Steve Hackett, Tony Banks e Mike Rutherford, band fra le più famose del progressive rock in voga negli Anni Settanta, sto osservando l’Italia che si svende, lentamente, euro dopo euro, al peggior offerente. E’ un incubo o la triste realtà?

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