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28 novembre 2005

ELOGIO DELLA PASTASCIUTTA



"Quanno mi madre me staccò dar petto
e me se presentò cor semmolino,
buttai per aria tazza e cucchiarino
creando er primo caso de riggetto.

Ormai non me sentivo più pupetto,
pe' via ch'avevo messo già un dentino,
provò a ridamme er latte... genuino,
ma protestai co' un minimozzichetto.

Lei fece un urlo senza intenne er dramma,
ma come la potevo contestà
si ancora nun dicevo manco mamma?

Mi padre disse: "Soffre de nervetti".
E quieto quieto cominciò a magnà
'n'insalatiera piena de spaghetti."

Viva la pastasciutta che a noi italiani - non solo romani come il leggendario Aldo Fabrizi che ha scritto i meravigliosi versi di qui sopra - dà la necessaria carica per affrontare al meglio le nostre giornate non sempre allegre.
A pranzo o a cena, spaghetti penne o tortiglioni che siano, al sugo o semplicemente con olio e peperoncino (di Soverato è meglio!), chissenefrega delle insulse patatine col ketchup o degli spesso disgustosi paninazzi dei bar: quant'è bello guardarsi negli occhi, in famiglia e a casa propria, davanti ai nostri mitici primi piatti a base di carboidrati!
La pasta cosiddetta alla Norma, cioé con le sarde, tipico primo piatto siciliano è la mia preferita in assoluto assieme alle trennette col pesto della Liguria.
Ma non disdegnerei anche un bel piatto di tagliatelle con ragù di carne, purchè il soffritto non sia appesantito troppo dalle cipolle.
E, variante lombarda da urlo, ci sono i pizzoccheri alla valtellinese, fettuccine larghe a base di farina di bianca e di farina nera di grano saraceno cui si aggiungono prodotti delle alte e scoscese vallate a Nord di Sondrio, come verze, patate, burro, formaggio bitto, grana, aglio e pepe. Anche questo è un grandissimo primo, credetemi!
Insomma paese che vai, pastasciutta che trovi: la famiglia italiana, o quel che oggi ne rimane, non può prescindere da questo simbolo immortale.

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